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Arlecchino e Colombina La storia ( 1° Parte)

Arlecchino

Tradizione vuole che Arlecchino sia nato a Bergamo e che la madre, poverissima, gli abbia cucito il festoso costume con scampoli di vari colori.

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Arlecchino e Colombina Maschere Bergamasche

Arlecchino e Colombina Maschere Bergamasche

Secondo un’altra versione, Arlecchino sia stato al servizio di un avarissimo speziale che lo vestiva con le toppe dei propri abiti sdruciti. Durante il periodo della Commedia dell’Arte nella quale le Maschere Italiane ebbero un pubblico europeo, gli attori che impersonavano Arlecchino, la popolare maschera lombarda, la trasformarono conservando la maschera nera e il berretto bianco, ma sostituendo all’antico abito rappezzato con un elegante costume nel quale le toppe dei tempi poveri sono vagamente ricordate da losanghe a colori alterni, ma ben disposte.

Le sue doti caratteristiche sono l’agilità, la vivacità e la battuta pronta; il suo principale antagonista è Brighella che, come dice il nome, è attaccabrighe e imbroglione, ossequioso con i potenti e insolente con i deboli.

Colombina

La maschera di Colombina si trovano già nelle commedie di Plauto, fra le furbe ancelle, ciniche e adulatrici, sempre pronte a suggerire alla padrona malizie e astuzie.

Da antica schiava Colombina nel ‘500 diventa la Servetta complice interessata nei sotterfugi domestici e amorosi della padrona.

Il nome di Colombina compare per la prima volta nella Compagnia degli Intronati verso il 1530.

Colombina è sempre l’Amorosa o la moglie di Arlecchino, assumendo il nome di Betta, Franeeschina. Diamantina, Marinetta, Violetta, Corallina o anche Arlecchina, secondo le rappresentazioni.

Servetta del teatro italiano e Soubrette di quello francese, Colombina ai nostri tempi finirà dopo essere passata, conservando più o meno i tratti originali del carattere, per l’opera buffa, il varietà, l’operetta per approdare alla Commedia. Maschere Italiane – Gianduia

Pantalone

Maschera veneziana con alcuni aspetti che la legano alla maschera di libertino credulone, beffeggiato e sempre scontento, dell’antico teatro classico.

Assomiglia alla maschera bolognese del dottor Ballanzone e ad alcuni personaggi di Molière come  Arpagone e Sganarello.

Pantalone è sempre d’età avanzata, talora scapolo con tutto il ridicolo di chi, ormai maturo, vuol piacere ancora.

Nel tempo il costume di Pantalone è cambiato, ma ha sempre conservato la caratteristica zimarra nera.

Arricchito, burbanzoso e sputasentenze, avaro e diffidente, per far sfoggio della sua autorevolezza si intromettendosi, non invitato, in dispute e alterchi e, puntualmente, finisce col ricevere botte da entrambi i contendenti.

Brighella

Attaccabrighe, imbroglione, chiacchierone; insolente con i sottoposti e insopportabilmente ossequioso con i padroni.

Brighella da Bergamo dal carattere scaltro e astuto, è il cuoco, il cameriere, il capo servitù antagonista di Arlecchino e primo Zanni della Commedia dell’Arte.

L’abito che Brighella si vanta di indossare è la “livrea”, simbolo dell’appartenenza al padrone: calzoni larghi e giacca bianchi, listati di verde, un mantello bianco, anch’esso con due strisce verdi, un berretto a sbuffo e la mezza maschera sul viso.

E’ con questa uniforme che esercita il suo potere sui semplici servitori.

Gioppino

Maschera di Bergamo compare tra la fine dell’700 e i primi dell”800 nelle province di Bergamo e Brescia.

Gioppino è un personaggio rubicondo, buffo e simpatico, con una gran risata contagiosa.

Fa il contadino, ma questo lavoro non gli va perché deve faticare troppo e guadagnare poco.

Pieno di buon senso e di furbizia, cerca  di arrangiarsi con lavoretti per arricchire di cibo la sua tavola.

Indossa dei calzoni corti una camicia ed una giacchetta; in testa porta un cappello morbido, porta con se un bastone e si caratterizza per tre enormi gozzi, chiamati da lui “coralli” o “granate”.

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